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ID 4
IMMAGINE
TITOLO Lamborghini Countach
CORPO DEL MESSAGGIO La Countach è una vettura sportiva, Anni'70, prodotta dalla Lamborghini. Progettata da Paolo Stanzani[2], e disegnata da Marcello Gandini, venne presentata come prototipo al Salone di Ginevra del 1971, e rimase in produzione fino al 1990, quando venne sostituita dalla Diablo. Questa vettura, che ha il merito di essere riuscita a far sopravvivere la Lamborghini dopo che questa venne dichiarata insolvente nel 1980, ha imposto nel mondo la sport-car all'italiana con la tipica forma a cuneo. A differenza di molti altri modelli della casa, il nome Countach non deriva dalla tauromachia, ma da contacc!, un'espressione piemontese che, come riferito dallo stesso Gandini, era ripetutamente usata da un profilista che lavorava alla Bertone insieme al team che stava progettando l'auto. La parola è usato nel dialetto torinese per esprimere stupore e meraviglia (corrispondente agli italiani accidenti! o perbacco!).[3] La pronuncia IPA è [ku!1;G2;taC9;]. l design si deve, come detto, a Marcello Gandini, che aveva già disegnato la Miura, e, nel 1968, la show car Alfa Romeo Carabo, a cui la Countach somiglia, soprattutto, per la parte centrale, l'abitacolo. La vettura era molto larga (2 m.) e bassa (1,06 m) ed era una sapiente miscela di linee curve longitudinali, che davano immediatamente l'impressione dell'aerodinamicità, ed elementi geometrici, come la fanaleria posteriore, e il profilo delle porte, di tipo esagonale. La caratteristica più sorprendente della vettura, che ha contribuito a farne un'icona mondiale, erano le portiere che, incernierate sul davanti, si aprivano ruotando verso l'alto, come le elitre di certi insetti: d'altronde questo 'colpo di genio' era stata ripreso proprio dalla Carabo, nome latino dello scarabeo. Questa modalità, che gli anglosassoni chiamarono LSD (Lamborghini style doors) non era un puro esercizio di stile, ma era funzionale a superare la difficoltà di entrare/uscire dall'auto nell'uso normale, come ad esempio in un parcheggio a pettine. La carrozzeria della vettura era realizzata con pannelli trapezoidali di alluminio, ed era fissata, tramite rivettatura, a un 'capolavoro' telaistico di tubi tondi in acciaio. Per quanto questa costruzione fosse molto costosa, garantiva la realizzazione di un telaio che fosse allo stesso tempo leggero e rigido. Le parti inferiori della carrozzeria erano realizzate in fibra di vetro. Il gruppo fari di profondità anteriore era a scomparsa, mentre le luci di posizione e i lampeggianti erano a vista. Il motore montato sul prototipo era il Lamborghini V12, portato alla cilindrata di 4971 cm³. Esso venne però accantonato, in fase di industrializzazione, a causa di problemi di sviluppo legati alle nuove norme antiinquinamento degli USA, principale mercato delle vetture di Sant'Agata. La vettura venne perciò motorizzata con il V12 da 3929 cm³, già montato trasversalmente sulla Miura, e adattato alle nuove specifiche: disposizione longitudinale con cambio nell'abitacolo, e l'albero di trasmissione che riporta il moto alle ruote posteriori, raggiungendo il differenziale mediante un apposito tunnel ricavato all'interno del blocco motore sotto l'albero a gomiti[5]. La sigla LP 400 che contraddistinse il primo modello di produzione, sta appunto a indicare la disposizione del motore e la cilindrata. Tale scelta nella disposizione di propulsore e cambio contribuì a concentrare al massimo i pesi verso il centro della vettura, a scapito, però, dell'altezza del baricentro.[6]
NOTE PIE PAGINA

 

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